introduzione del concetto di paura transazionale
In
psicanalisi, la paura [o terrore] transazionale è il complesso
processo
psicologico, riguardante il singolo individuo, la società, un
popolo o tutto il
genere umano, per il quale si preferisce vivere in una condizione di
paura, con
la presenza di un nemico, reale o percepito tale, piuttosto che essere
liberi
dalla paura. Questo sentimento si lega al concetto di capro
espiatorio, e
spiega processi psicologici di massa come il nemico sovietico
dell’Occidente,
ai tempi della Guerra Fredda, e oggi in terrorismo
internazionale.
Sotto il profilo individuale, la persona preferisce essere dominata,
che essere
libera, perché l’oppressore viene percepito come
“padre protettivo” [come anche
le istituzioni], ed essere liberi, da un nemico e dalla paura, comporta
una
responsabilità, “in uscita”, che si ritiene di non
riuscire a reggere. Queste
dinamiche spiegano ad esempio: la sottomissione dei lavoratori in Cina;
quella del
SUD Italia alle mafie; che cosa successe nella Rivoluzione
Francese. Ucciso re Luigi XVI, il popolo francese visse questa
liberazione come parricidio, ed ebbe paura della conseguente
libertà. Accade
così che esso abbia richiamato il Terrore [cosiddetto
"periodo del Terrore"], come nuovo padre-padrone, sia
per espiare il senso di colpa, sia per sentirsi nuovamente protetti,
evitendo così la più
autentica paura di sentirsi responsabilizzati, perché liberi.
L'uomo preferisce essere dominato [schiavo dei prepotenti e della paura], piuttosto che scegliere la schiacciante
responsabilità di essere libero.